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African Art Gallery

 

ARTS PREMIERS

 

Adolfo Bartolomucci

 

 

presenta:

Monoliti ancestrali Ikom

collezione di pietre monoliti ancestrali di Ikom (Nigeria)

mostra permanente on line presso il sito africarte.it

 

Auguri

 

                                                                                              Marcello Lattari

 


 

 

 

Presentazione

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PRESENTAZIONE

 

 

 

 

 

  Italiano

 

 

Monoliti ancestrali Ikom


I monoliti degli Ejagham del Nord-est sono stati segnalati per la prima volta da un ufficiale britannico, Charles Partridge, all’inizio del XX secolo. Nel 1905 nel suo libro “Cross River Natives”, pubblica due foto in sito di pietre nella posizione eretta; una presa nel villaggio di Agba, l’altra nel villaggio di Obubra.
Nel 1968 un altro ufficiale britannico, Philip Allison, nel suo libro “Cross River Monolithes” pubblica 300 monoliti ripartiti in ventinove siti in villaggi abbandonati o ancora abitati.
I monoliti di Ikom sono composti da un gruppo di di circa trecento enigmatiche sculture situate a nord-est del villaggio di Ikom, in una regione occupata da cinque gruppi di Ekoi del Nord. Sono delle pietre erette sul terreno ed alte mediamente 95 cm. e 1.5 mt.
Sculture di questo genere, la cui esistenza è nota da un secolo, sono chiamate Akwanshi ( letteralmente “Morti nel suolo”).
Si conviene che rappresentino figure ancestrali e sacerdotali alle quali fino a poco tempo fa venivano fatte offerte votive annuali. La notevole varietà di stili che si possono distinguere fra le Akwanshi va messa in rapporto col fatto che esse sono state prodotte in un lasso di tempo compreso tra il XVI ed il XX secolo, in un territorio che ha visto l’alterno prevalere di diverse etnie in lotta fra loro (con ogni probabilità gli antenati degli attuali Ekoi rispetto ai quali gli Ejagham costituiscono un sottogruppo).
Secondo Allison questi monoliti erano disposti in cerchi più o meno perfetti, isolati o a gruppi, nelle aree del villaggio dove si svilupparono le attività comunitarie. La definizione data da Allison, “Pietra degli Akwanshi”, non è del tutto veritiera. In realtà il termine Akwanshi è utilizzato dal sotto-clan Nta solo per segnalare le piccole pietre non scolpite, alte circa 8 e 16 cm. messe in fila davanti i recinti delle varie famiglie o all’interno dei cerchi formati dalle pietre scolpite per rappresentare le anime dei defunti. Il termine utilizzato correntemente da tutti i sotto-clan per indicare le pietre scolpite è Atal. Anche la zona geografica Cross River o Ikom precedentemente presa in considerazione, appare imprecisa e vaga poiché le pietre sono state trovate su una superficie abbastanza ridotta e ben circoscritta all’interno del clan Bakor. Si suppone che queste pietre scolpite rappresentino una figura leggendaria o storica o anche l’emblema di una società segreta. Ogni anno con l’arrivo dei primi raccolti dei prodotti della terra, in particolare quella dell’igname, questi monoliti venivano pitturati di colore bianco, giallo e blu e venivano nutriti con l’igname pestato e mescolato ad olio di palma. Venivano bagnati con vino di palma e acqua, chiedendo ad alta voce la loro benedizione e la protezione per tutti i membri della comunità. Queste pietre erano interrate fino all’ombelico.



 

  english


                        

 

Ancestral Monoliths of Ikom


The first mention of Ejagham monoliths sighted in North-East Nigeria dates back to the turn of the 20th Century, when reproductions of two photographs of tall, vertical stone slabs, one taken on site in the village of Agba and the other in the village Obub, appeared in a book published by an officer of the British Administration, Charles Partridge, titled Cross River Natives (1905).

We owe the next documentation of such sightings to yet another British officer, Philip Allison, whose 1968 book titled Cross River Monoliths shows 300 vertical stones observed in 29 inhabited or abandoned villages.

The singular sculptures known as Ikom monoliths stand to the North-East of the village of Ikom, in a region now occupied by five Northern Ekoi clans. The vertical stones are between 95 and 150 cm high. Some have been planted in the ground up to their navel.

These carvings are generally known as Akwanshi (literally “dead person in the ground”) and are held to represent figures of ancestors and high priests. The stones may also portray legendary or historical figures, or perhaps secret society emblems.

The cult – honored with votive offerings - continued to thrive until fairly recently. At the first annual harvest of local crops – particularly of ignam – the monoliths were painted white, yellow and blue, anointed with crushed ignam mixed with palm oil and then doused with palm wine and water the idols were loudly invoked to bless and protect all community members.

Akwanshi monoliths are found in a wide variety of styles, probably the effect of the continued production of stones between the XVI and the XX Century as well as the persistent tribal strife that prevailed in the area, which resulted in the alternate domination of different ethnic groups (including, in all likelihood, ancestors of the current Ekoi and their sub-group, the Ejagham).

Allison reports that the monoliths were often arranged in a more or less perfect circle, one or more of which occupied an open area at the center of the village. Allison’s name for these stones, Akwanshi, is not quite accurate as this Nta sub-clan term is only used by them to designate small, uncarved stones (no higher than 8 to 16 cm) representing the souls of the deceased, generally aligned in front of family enclosures or within a circle of carved monoliths. The term commonly used by all sub-clans to define tall, carved stones is Atal. Another debatable attribution is the designation of their geographical provenance as Cross River or Ikom as the monoliths were actually discovered within a rather small area settled by the Bakor clan.


 

 

 

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