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Centro Culturale Svizzero-Milano

 

Fondazione Antonio Mazzotta-Milano

e

Museo delle Culture di Lugano-Svizzera

 

 

 

presentano

 

ARTE ETNICA E MERCATO

Tavola rotonda con la partecipazione di Francesco Paolo Campione, Guido Candela, Davide Manfredi e Giulio Zaccarelli    

Martedì 18 Novembre 2008 - ore 18,00

ETHNOPASSION

La collezione di arte etnica di Peggy Guggenheim

14 Novembre 2008 - 15 Febbraio 2009

 

 

Auguri

 

                                                                                              Marcello Lattari

 


 

 

Comunicato

stampa

Invito

conferenza stampa

Invito

arte etnica

Recensione

di Marcello Lattari

Alcune

Opere

 

 

 

 

RECENSIONE  DI  MARCELLO  LATTARI

 

 

 

 

 

"La maggior parte dei bravi ricercatori sa ben poco sulla maniera precisa di raccogliere i propri dati".

(Paul Radin, The method and theory of ethnology, New York 1933, p. IX.)


ARTE ETNICA
E MERCATO


Tavola rotonda con la partecipazione di:
Francesco Paolo Campione, Guido Candela, Davide Manfredi e Giulio Zaccarelli

 

      Non sembra essere certamente di grande aiuto l'annotazione di Radin a chiunque abbia a che fare con la ricerca e, in questa tavola rotonda, imbandita egregiamente nel Centro Culturale Svizzero, occorre ottenere una dimostrazione esattamente contraria. E' quanto i relatori, con le loro fatiche, si apprestano a regalare a tutti gli ospiti intervenuti numerosi da ogni parte d'Italia e della Svizzera. L'appuntamento, dunque, è stato onorato e, dopo un breve saluto da parte del Console Svizzero, magnifico ospite ed impeccabile padrone di casa, la parola passa al prof. Campione per introdurre e presentare i relatori agli ospiti.

      L'interesse è evidente e l'attenzione, attenuando ogni rumore, aumenta il silenzio e dà risalto maggiore alle parole introduttive della conferenza. Il fine principale è quello di coordinare, con azione inversamente proporzionale, l'uso della ricerca scientifica con la critica d'arte, la museografia ed il mercato. Le relazioni tra loro interdipendenti sono state, in riferimento all'arte etnica, normalmente divergenti e ciascuna disciplina ha curato sempre e soprattutto il proprio status. Oggi si avverte l'impellente necessità di creare un'osmosi che, pur mantenendo intatto l'assolutismo dell'importanza individuale con tutte le proprie statuizioni, intervenga per valorizzare ancor più l'azione della singola disciplina con interscambio multiplo e riflessivo, dando alla luce una motivata ragione per far convergere i propri interessi ed una razionale occasione per stabilire un proficuo dialogo.

      Come già è stato evidenziato e sottolineato nell'invito, la tavola rotonda intende sviluppare i temi in questione grazie ai contributi di quattro specialisti: Francesco Paolo Campione (direttore del Museo delle Culture e professore di antropologia culturale e di antropologia dell'arte all’Università degli Studi dell’Insubria), Guido Candela (professore di economia delle arti e delle attività culturali all’Università degli Studi di Bologna), Davide Manfredi (collezionista e mercante d’arte etnica a Milano e Parigi) e Giulio Zaccarelli (responsabile del Laboratorio di conservazione e museotecnica del Museo delle Culture e docente di Restauro e di Architettura d'interni in università italiane e svizzere).

      Antropologo, economista, collezionista/mercante, architetto/restauratore: un gruppo davvero eterogeneo che ruota attorno all'arte etnica e l'assedia da tutti i lati con il proposito di espugnarne i vari intrinseci significati ognuno nello specifico e tutti in interazione per stabilirne la comune nozione alla quale sono riconducibili gli aspetti della realtà suscettibili di classificazione o di giudizio qualificativo inconfutabile, ossia la qualità. Ma la qualità del prodotto etnico rimane oggetto di analisi da parte dei sofisti e la definizione in assoluto resta una chimera. Il collezionista/mercante, Davide Manfredi, parla delle svariate ed innumerevoli arti magiche utilizzate a mestiere dall'insieme dei commercianti più spregiudicati, dell'ormai noto disturbo ossessivo-compulsivo dei collezionisti e della costruzione e dell'invenzione dei vari "pedigree" utilissimi al mercato sia delle gallerie che delle case d'asta; l'antropologo, Francesco Paolo Campione, tra l'altro, facendo riferimento alla tavola malu dell'arte del Sepik di proprietà del Museo delle Culture di Lugano, ci narra della difficoltà oggettiva, attraverso le notizie derivanti dalla tradizione orale, di stabilirne un vero, certo ed oggettivo significato ideologico; l'architetto/restauratore, Giulio Zaccarelli, nella sua qualità di responsabile del laboratorio di conservazione  e museotecnica del Museo delle Culture di Lugano, ci intrattiene sulle sue esperienze dirette e ci parla soprattutto dell'antiquariato etnico e della inaffidabilità del metodo della termoluminescenza per valutare l'antichità di un oggetto: alla fine di ogni dire da parte degli addetti ai lavori per quanto riguarda l'arte etnica, continuiamo a restare tutti affascinati dal mistero che, a mio avviso, è uno, se non il principale, dei fattori di attrazione dell'arte tribale.

      Un commento a parte mi è doveroso costruire per la relazione del prof. Guido Candela, professore di economia delle arti e delle attività culturali all’Università degli Studi di Bologna, perchè, pur non essendo addetto nella specifica valutazione intrinseca dell'arte tribale, come il significato ideologico reale o falso derivante dalla tradizione orale, la commercializzazione privata ed occulta che si sottrae ad ogni studio statistico, l'expertise dell'antiquariato ecc...ecc., si è cimentato in una costruzione scientifica di una statistica che riguarda l'arte etnica analizzandone lo studio del valore e lo studio dell'oggetto attraverso l'uso scientifico di una banca dati derivanti dalle vendite pubbliche delle principali case d'asta del mondo.

      Credo che l'ottimo progetto di Guido Candela abbia già trovato la meritata soddisfazione nella sua esecuzione, dato che questo enorme lavoro sarà uno strumento utilissimo per tutti gli interessati e soprattutto perchè risulta essere il primo in assoluto a disposizione degli studiosi e degli appassionati. Non è certamente nelle mie competenze entrare nel merito, ma mi è lecito esprimere una modestissima opinione: Paul Radin, se fosse ancora in vita, sicuramente oggi avrebbe modo di ricredersi sul concetto che aveva sulla maniera precisa di raccogliere i propri dati dalla maggior parte dei bravi ricercatori.

Milano 18 Novembre 2008                                   Marcello Lattari

 

 

 

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