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FANG: ngil mask

 

 

 

 

                                       

Profilo DX                    Fronte                    Profilo SX

 

Maschera facciale della società " 'Ngil " - Fang: Gabon/Camerun/Guinea Equatoriale

Legno, pigmenti vegetali, caolino, patina d'uso. Dimensioni: h cm 54,5 x L cm 22 x p cm 24 (nella foto in dimensione reale)

La società " 'Ngil " aveva per scopo la realizzazione della giustizia sociale, conseguita anche con vere e proprie funzioni giudiziarie, ed anche la gestione della politica. In tal modo veniva assicurata la pace e le streghe venivano allontanate o giudicate e condannate. Premesso che la società era una struttura al di sopra del singolo villaggio o "clan", costituita da membri scelti tra i diversi villaggi, la giustizia veniva effettivamente amministrata senza interferenze o connivenze di ogni natura da parte dello stesso villaggio o clan. La maschera faceva la sua comparsa nel villaggio esclusivamente di notte e, da giustiziere, puniva tutti coloro che si erano resi colpevoli di ogni azione malvagia e criminale. Infatti, dall'analisi dei tratti del volto, non si percepisce un'espressione di calma, pace, serenità o dimostrante qualunque sentimento benevolo o di spensieratezza, bensì si resta sbigottiti ed impauriti come se apparisse qualcosa di estraneo alla vita dell'essere umano, qualcosa di sopranaturale da cui non ci si può assolutamente difendere. L'apparizione incuteva una paura indicibile paragonabile a quella che si potrebbe provare qualora si manifestasse un fantasma mentre si materializza. A tutto ciò, e per rendere ancora più suggestiva la visione terrificante dello spirito che viene dall'oltretomba, contribuisce in primo luogo il bianco del caolino, che viene ancor più messo in risalto dal buio della notte e dai lampi del fuoco acceso che, ad intermittenza, lo illuminano con luce radente e sinistra e poi la stilizzazione lunga del volto, come se si volesse maggiormente far rilevare l'assenza della carne nel volto di un morto, il dimagrimento fino all'osso dovuto al processo degenerativo. Non è neanche affidato al caso o alla negligenza dello scultore oppure ad una tradizione di esecuzione scultorea formale la "errata" distanza tra gli occhi e la bocca: durante i rituali venivano emesse delle sentenze e la voce che le pronunciava non doveva esser riconosciuta assolutamente. Dalla differenza della distanza esasperata della maschera e di quella reale e naturale di chi la indossava ne risultava una voce cavernosa, alterata e, dunque, difficilmente riconoscibile.

La concezione artistica di questa maschera Fang, fondata sull'oggettività della stilizzazione dei tratti, è basata soprattutto sull'opposizione della forma concava con quella convessa. Alla fronte bombata che occupa circa un terzo della lunghezza totale, al di sotto delle arcate sopraciliari si oppone il volto concavo che termina alla base della bocca, al labbro inferiore che ne costituisce anche la parte più bassa del profilo perimetrale del volto stesso. La stilizzazione è ancora più esasperata dal lungo naso che si origina dalle arcate sopraciliari e che divide in due con una linea mediana il già bislungo volto aumentandone la visibilità della schematizzazione a forma di cuore, tipica dell'area delle foreste tropicali. La forma ovale della maschera si ripropone in tutti i particolari che la compongono nella sua tridimensionalità e la identificano, come le scarificazioni sulla testa, la capigliatura accennata, il cimiero, le arcate sopraciliari, le orecchie in ambedue i volumi, gli occhi, le scarificazioni sotto gli occhi, la bocca: ne risulta un'opera assolutamente bilanciata ed  estremamente armoniosa.

Marcello Lattari

 

Bibliografia : 1) MASQUES, pag.84, Musée Dapper, Ed.Dapper, 1995, Paris

                   2) ARTE AFRICANA, Ivan Bargna, pag. 124-125 -Jaca Book s.p.a.-Milano 1998

 

 

 


 

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