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Baoulé  (Baule - Bawule)

- Costa D'Avorio -

 

 

BAOULE' - Cod.001 -  cm  h28 x D22                                  BAOULE' - Cod.002 - cm  h15,6 x L6,5 x p3,5                                  BAOULE' - Cod.003 - cm  h57 x L11 x p15

 

 

BAOULE' - Cod.004 - cm  h30 x L14 x p11                                       BAOULE' - Cod.005 - h cm 50                                       BAOULE' - Cod.006 - cm  h35 x L16,5 x p14

 

 

BAOULE' - Cod.007 -  cm   h103,5 x L27 x p25                                       BAOULE' - Cod.008 - cm  h34 x L17 x p10                                    BAOULE' - Cod.009 -  cm  h110 x L70 x p14

 

 

BAOULE' - Cod.010 -  cm  h44 x L18 x p11                                       BAOULE' - Cod.011 -  cm  h42 x L20 x p9                                       BAOULE' - Cod.012  -  cm  h61,5 x L13 x p14

 

 

BAOULE' - Cod.013 -  cm  h52 x L23 x p8                                     BAOULE' - Cod.014 -  cm  h55 x L28 x p14                                   BAOULE' - Cod.015 -  cm  h31 x L37 x p60

 

 

BAOULE' - Cod.016 -  cm  h36 x L24 x p16                                      BAOULE' - Cod.017 -  cm  h30 x L15 x p11                                      BAOULE' - Cod.018 -  cm  h27 x L27 x p8

 

 

BAOULE' - Cod.019 -  cm  h35 x L18 x p14

 

 


 

 

Baoulé - Arte di Georges Balandier, ordinario alla Sorbona; direttore dell'Ecole pratique des Hautes Etudes, Paris.

 

" La regina Aura Poku, nel corso del XVIII° secolo, condusse il suo popolo fino alle rive del Bandama, sulla Costa d'Avorio. Secondo la leggenda, sacrificò il suo unico figlio allo scopo di scoraggiare i guerrieri ashanti che inseguivano le sue truppe. Queste vicende storiche hanno contribuito a formare la nazione baoulé, che conta oggi circa mezzo milione di abitanti, senza tuttavia che sia andata distrutta l'affinità culturale con gli Ashanti. I Baoulé hanno costituito una società complessa, ancora poco conosciuta, organizzata in sette tribù, che esprime la propria unità nella persona di un sovrano assoluto. La loro religione appare ricca ed assai elaborata, con un olimpo di numerose divinità governate da un dio supremo  ( Alurna ), creatore della trinità cielo-terra-figlio, il dio celeste  (Nyamiè) è evocato da piccole maschere d'oro, provviste di corna o a forma di testa d'ariete. La cultura baoulé è dotata di grande forza di diffusione: le sue creazioni, e in particolare le opere plastiche, hanno ispirato l'arte dei popoli vicini. Ma il fatto essenziale resta l'esistenza di un'arte apprezzata in se stessa, grazie alle sue qualità estetiche e non al suo valore strumentale. Gli scultori godono di un incontestato prestigio, e spesso la loro fama supera i confini del villaggio dove lavorano. Presso gli Atutu, una delle tribù baulè più creative, l'amatore indigeno si fa scolpire il ritratto o colleziona delle statuette che espone con orgoglio davanti alla sua abitazione. Esiste un mercato d'arte che si è costituito indipendentemente dall'impulso del colonizzatore bianco. I Baoulé, a differenza dei loro fratelli Ashanti, possiedono una feconda e multiforme scultura in legno: famose sono le loro statuette commemorative  ( waka sona ), che rappresentano delle figure in piedi, con le braccia aderenti al corpo e un portamento di grande eleganza. Si distinguono generalmente per l'esecuzione minuziosa e raffinata: i particolari ornamentali ( scarificazioni, gioielli, acconciature tradizionali ) sono trattati con estrema cura. Sono dipinte a colori vegetali, ottenute dalla decozione di certe foglie, o rivestite di coloranti come il caolino e l'ocra rossa. Il viso presenta spesso le tracce del piano incavato, che parte dalle arcate sopracciliari e si prolunga in avanti con una punta in cui si iscrive la bocca: i lineamenti fini  ( occhi a mandorla, sopracciglia ben disegnate, naso lungo dalle narici delicate ) sono incorniciati da una capigliatura acconciata con una regolarità piena di armonia. Queste statuette evocano per lo più un defunto, di cui fissano l'anima: ad esse si rivolgono le offerte e le invocazioni. Più recenti sono le statuette raffiguranti una madre seduta che allatta il bambino: queste maternità intervengono nel quadro di cerimonie rituali, che riguardano la fertilità. Tutte queste opere pongono un problema di interpretazione estetica: rivelano la convergenza di ispirazioni diverse e l'impiego di mezzi di rappresentazione plastica molto differenziati: manifestano in complesso una libertà creatrice eccezionale nel mondo dell'Africa nera. Si è detto che costituiscono la transizione  " fra l'austero cubismo sintetico del Sudan e la ricchezza voluttuosa del realismo atlantico". I Baoulé creano maschere destinate a scopi religiosi raggruppate  in  "famiglie" e identificate da nomi particolari. La maschera "Gu", in legno nero e lucente, raffigura un volto umano, reso con sapiente architettura - naso sottile raccordato all'arco delle sopracciglia, piccola bocca rettangolare sporgente, tatuaggi decorativi, acconciatura spesso trilobata benchè i rilievi siano molto attenuati. Alcuni esemplari raggiungono una tale perfezione che possono essere annoverati fra i capolavori dell'arte africana. Questa maschera ha un alto valore rituale, poiché appunto col soffio del  "Gu" il dio supremo ha creato la trinità originale. Le grandi maschere, voluminose e pesanti, sono caratterizzate dalla costante fusione di elementi animali ed umani: evocano il bufalo e l'ariete, elementi associati a  Nyamiè, il dio celeste. Sono di fattura più grossolana e nel corso delle loro evoluzioni diffondono un terrore sacrale. Un posto a parte occupa la maschera doppia chiamata  " Kplè-Kplè ", molto conosciuta in tutto il paese baoulé. Il viso è rappresentato da un semplice disco dipinto in rosso vivo o in nero, sormontato da corna e incrostato di frammenti di specchio che suggeriscono il lampo dello sguardo. Così il repertorio delle maschere baoulé presenta tutta la gamma dei mezzi espressivi di cui l'artigiano può valersi, dal realismo delicato del  "Gu", al vigore espressivo delle grandi maschere, alla provocante astrazione del  "Kplè-Kplè". Un popolo di così spiccate capacità artistiche doveva necessariamente lasciare la sua impronta estetica anche su oggetti meno sacri, o addirittura profani. Le scatole destinate alle pratiche della divinazione mediante i topi, sono spesso decorate in rilievo o con applicazioni a tutto tondo. Un gran numero di utensili domestici recano una decorazione scolpita che non mira ad altro che a soddisfare il buon gusto: cofanetti per unguenti, sgabelli, bobine di telaio, pettini e spilloni per capelli, cucchiai. Le porte sono spesso ornate di motivi umani o animali (caimani, trampolieri, pesci) trattati a bassorilievo. La società baoulé è una società di tipo aristocratico che ha dato vita a un'arte regale e lussuosa. Ogni capo, ogni notabile è fornito di oggetti distintivi della sua dignità: ascia di parata, sciabola a lama curva e impugnatura rivestita d'oro, cui sono appese le piccole maschere d'oro che raffigurano i nemici uccisi in battaglia, scacciamosche col manico di legno decorato ecc. Sulla sciabola di parata vengono pronunciati i giuramenti di fedeltà. I gioielli - anelli, braccialetti, cerchi da portare alle caviglie - sono generalmente di rame, di bronzo o d'oro; ma i vecchi notabili baoulé prediligono ancora i pesanti braccialetti in avorio, di forma sferica, che il tempo e l'uso hanno levigato e patinato. Nelle tecniche della lavorazione dell'oro si manifesta la stretta parentela culturale che esiste fra gli Ashanti, i Baoulé e gli altri popoli della stessa stirpe: i pesi destinati a pesare la polvere d'oro (dia yabwè) sono di fattura molto simile ed evocano gli stessi simboli o gli stessi insegnamenti; le opere fuse a cera perduta, benché meno numerose che non presso gli Ashanti, raggiungono tuttavia un alto grado di perfezione. L'arte baoulé, sorta dal confluire di grandi tradizioni culturali, unisce la raffinatezza alla forza espressiva delle forme arcaiche."

( Dictionnaire universel de l'Art et des Artistes; Fernand Hazan, 1967-1968, Paris)


Per le grandi maschere dei Baoulé invitiamo a visitare la pagina  "Miti e leggende", in cui è descritta la maschera del " bo-nun amuin", interdetta alle donne. E' da ricordare che le opere d'arte del popolo baoulé sono tra le più richieste, oltre a quelle dei Senufo, dal mercato occidentale e pertanto la produzione dei "falsi" è molto fiorente. Invitiamo ad essere oltremodo diffidenti  in caso di acquisto presso i mercati. Vorrei aggiungere, inoltre, che gli scultori baoulé, discendenti e continuatori degli orafi Ashanti, completano la loro opera con delle patine che ricordano in tutto quella del bronzo.(Marcello Lattari)

 

 


 

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