"PASSION D'AFRIQUE"
L'art africain
dans les collections
italiennes
-recensione di Marcello Lattari-
Nel tardo pomeriggio del mercoledì, 9 Settembre
2009, il cielo sopra Parigi era instabile e si trovava, a momenti,
unito quasi invisibilmente con la terra tramite una leggerissima
pioggia che, in parte, metteva in ansia chi, come me, avrebbe dovuto
attraversare la città dal "quai Branly" fino alla galleria Di Meo, per
essere sincrono della presentazione del libro "Passion d'Afrique" a
cura di Chantal Dandrieu et
Fabrizio Giovagnoni con saggi di Egidio Cossa et
Jean-Louis Paudrat, edito da Officina Libraria, Milano.
Il tempo si dimostrò clemente e pertanto tutti gli invitati, per il
vero in numero di gran lunga ben più nutrito di quanto potesse
contenerne la galleria, eravamo presenti a rendere omaggio ai
curatori, agli autori ed all'editore per il loro indiscutibilmente
utile e davvero esemplare prodotto: un libro certamente unico ed originale.
Le pubblicazioni di libri sull'arte africana
ormai non sono più così tanto rare, eccezion fatta per quelle in lingua
italiana, e la proliferazione indiscriminata potrebbe fortemente
mettere a rischio la pura credibilità da parte degli addetti, laddove si
dovesse insistere sistematicamente e metodicamente su tutto ciò che
è già conosciuto e non si potesse sconfinare dai canoni
precostituiti per ovvie ragioni di squallido opportunismo e facili
interazioni speculative, affatto morali e, verosimilmente ed
irrimediabilmente, realistiche. Per tutto ciò anzi detto, salvando le
apprezzate pubblicazioni di carattere antropologico, derivanti da
faticose ricerche effettuate sul campo, molti dei libri sull'arte africana non si discostano dal solito
sistema di rafforzare, a volte quasi in modo
maniacale, la certezza per l'autore di non commettere errori,
facendo proprie le valide esperienze degli altri, ormai
storicizzate, che universalmente hanno raggiunto lo "status"
dell'oggettività. In tal guisa gli zelanti copisti medievali
rivivono quotidianamente bizantineggiando tra i vari caratteri stampati
che hanno per bagaglio innato soltanto il caduco gene della
commercializzazione.
Finalmente ecco qualcosa di nuovo in un paese,
l'Italia, a torto stimato capo della retroguardia dell'Europa
occidentale, naturalmente in riferimento alle siffatte splendide
opere d'arte primaria, oggetto del nostro interesse. Rimarco
l'allocuzione "a torto" in quanto la geografia artistica non
corrisponde con i confini politici e la mera strumentalizzazione dei
"nazionalismi" artistici potrà consumare soltanto se stessa in una
sorta di autocombustione nel perimetro del proprio egocentrismo. La
collaborazione degli autori e curatori ha prodotto un gran
risultato: la simbolica cancellazione del ruolo di cenerentola
dell'Italia e la sua auspicata collocazione, in fieri, nello status
di principessa consorte, senza alcuna fellonia od usurpazione, ma,
invero, per gemmazione e relativa fioritura spontanea e naturale.
Jean-Louis Paudrat ha reso giustizia al
collezionismo italiano, fino a questi tempi sottovalutato ed a volte
quasi vilipeso ed umiliato, ripercorrendo i tempi ed i luoghi di una
memoria mai doma portatrice di una sensibilità erede delle più
grandi e maestose tradizioni culturali ed artistiche mondiali.
L'ostracismo di maniera propinato con ghigno beffardo gratuitamente
ed ingiustamente ora incomincia a pagare inesorabilmente il suo vile
ed inverecondo debito causato dalla propria degradante presunzione e
patetica supponenza. Dobbiamo tutti essere molto grati alla giusta
ed impeccabile relazione di Jean-Louis Paudrat ed onorare il suo
lavoro facendone faro simbolico per il proprio cammino.
Egidio Cossa, direttore delle collezioni
africane del "nostro" Museo Nazionale Preistorico-Etnografico “Luigi Pigorini”
di Roma, con giusta ragione pone l'accento sull'utilizzazione del
nostro patrimonio artistico e nella fattispecie quello del Museo
Pigorini per la divulgazione, anche a scopo didattico, delle culture
generatrici spontanee di arti primarie, propugnandone una più
consona e gratificante valorizzazione da investire per raccoglierne
i frutti nelle future generazioni con l'assoluta soddisfazione di
chi ha ben seminato.
Voglio anche ricordare con molto piacere e
dovere le interessanti interviste inedite ad importanti ed
altrettanto famosi collezionisti come Ezio
Bassani, Mario Meneghini, Aldo Tagliaferri e Giuseppe Calabresi,
alle quali fanno ottima cornice e meritoriamente si
aggiungono la testimonianza di Franca Scamperle ed anche l’intervista
integrale a Carlo Monzino, risalente al 1995, di Antonio Aimi e
Alessandro Morandotti.
I miei sinceri complimenti anche all'Editore,
Officina Libraria di Milano, per l'impeccabile risultato della
singolare qualità del libro, reso ancor più appetibile da una
particolare estetica artistica unitamente ad una splendida ed
elegante grafica, dall'insieme di luminosissime e nitide fotografie
e da una composizione tipografica, a dir poco, eccellente.
Naturalmente il mio ringraziamento più sentito
ed i miei complimenti veramente e manifestamente sinceri vanno ai
due curatori Chantal Dandrieu e Fabrizio Giovagnoni, da vecchia data
miei conoscenti e da tutti stimate persone disponibili e signorili,
al di là di ogni complimento rituale. Sono felice per la loro
soddisfazione e sono certo del successo del risultato della loro
fatica, giusta ricompensa per il disegno e l'impegno a divulgare la
conoscenza di un'arte che non sempre è compresa ed accettata,
specialmente in Italia.