"La maggior parte dei bravi ricercatori sa ben
poco sulla maniera precisa di raccogliere i propri dati".
(Paul Radin, The method and theory of
ethnology, New York 1933, p. IX.)
ARTE ETNICA
E MERCATO
Tavola rotonda con la partecipazione di:
Francesco Paolo Campione, Guido Candela,
Davide Manfredi e Giulio Zaccarelli
- recensione di Marcello Lattari -
Non sembra essere
certamente di grande aiuto l'annotazione di Radin a chiunque abbia a che
fare con la ricerca e, in questa tavola rotonda, imbandita egregiamente
nel Centro Culturale Svizzero, occorre ottenere una dimostrazione
esattamente contraria. E' quanto i relatori, con le loro fatiche, si
apprestano a regalare a tutti gli ospiti intervenuti numerosi da ogni
parte d'Italia e della Svizzera. L'appuntamento, dunque, è stato onorato
e, dopo un breve saluto da parte del Console Svizzero, magnifico ospite
ed impeccabile padrone di casa, la parola passa al prof. Campione per
introdurre e presentare i relatori agli ospiti.
L'interesse è
evidente e l'attenzione, attenuando ogni rumore, aumenta il silenzio e
dà risalto maggiore alle parole introduttive della conferenza. Il fine
principale è quello di coordinare, con azione inversamente
proporzionale, l'uso della ricerca scientifica con la critica d'arte, la
museografia ed il mercato. Le relazioni tra loro interdipendenti sono
state, in riferimento all'arte etnica, normalmente divergenti e ciascuna
disciplina ha curato sempre e soprattutto il proprio status. Oggi si
avverte l'impellente necessità di creare un'osmosi che, pur mantenendo
intatto l'assolutismo dell'importanza individuale con tutte le proprie
statuizioni, intervenga per valorizzare ancor più l'azione della singola
disciplina con interscambio multiplo e riflessivo, dando alla luce una
motivata ragione per far convergere i propri interessi ed una razionale
occasione per stabilire un proficuo dialogo.
Come già è stato
evidenziato e sottolineato nell'invito, la tavola rotonda intende sviluppare i temi in questione grazie ai
contributi di
quattro specialisti: Francesco Paolo Campione (direttore del Museo delle
Culture
e professore di antropologia culturale e di antropologia dell'arte
all’Università
degli Studi dell’Insubria), Guido Candela (professore di economia delle
arti e
delle attività culturali all’Università degli Studi di Bologna), Davide
Manfredi
(collezionista e mercante d’arte etnica a Milano e Parigi) e Giulio
Zaccarelli (responsabile del Laboratorio di conservazione e museotecnica
del Museo delle
Culture e docente di Restauro e di Architettura d'interni in università
italiane e
svizzere).
Antropologo,
economista, collezionista/mercante, architetto/restauratore: un gruppo
davvero eterogeneo che ruota attorno all'arte etnica e l'assedia da
tutti i lati con il proposito di espugnarne i vari intrinseci
significati ognuno nello specifico e tutti in interazione per stabilirne
la comune nozione alla quale sono riconducibili gli aspetti della realtà
suscettibili di classificazione o di giudizio qualificativo inconfutabile,
ossia la qualità. Ma la
qualità del prodotto etnico rimane oggetto di analisi da parte dei
sofisti e la definizione in assoluto resta una chimera. Il
collezionista/mercante, Davide Manfredi, parla delle svariate ed
innumerevoli arti
magiche utilizzate a mestiere dall'insieme dei commercianti più
spregiudicati, dell'ormai noto disturbo ossessivo-compulsivo dei
collezionisti e della costruzione e dell'invenzione dei vari "pedigree"
utilissimi al mercato sia delle gallerie che delle case d'asta;
l'antropologo, Francesco Paolo Campione, tra l'altro, facendo
riferimento alla tavola malu dell'arte del Sepik di
proprietà del Museo delle Culture di Lugano, ci narra della difficoltà
oggettiva, attraverso le notizie derivanti dalla tradizione orale, di
stabilirne un vero, certo ed oggettivo significato ideologico;
l'architetto/restauratore, Giulio Zaccarelli, nella sua qualità di
responsabile del laboratorio di conservazione e museotecnica del
Museo delle Culture di Lugano, ci intrattiene sulle sue esperienze
dirette e ci parla soprattutto dell'antiquariato etnico e della
inaffidabilità del metodo della termoluminescenza per valutare
l'antichità di un oggetto: alla fine di ogni dire da parte degli addetti
ai lavori per quanto riguarda l'arte etnica, continuiamo a restare tutti
affascinati dal mistero che, a mio avviso, è uno, se non il principale,
dei fattori di attrazione dell'arte tribale.
Un commento a parte
mi è doveroso costruire per la relazione del prof. Guido Candela,
professore di economia delle arti e delle attività culturali
all’Università degli Studi di Bologna, perché, pur non essendo addetto
nella specifica valutazione intrinseca dell'arte tribale, come il
significato ideologico reale o falso derivante dalla tradizione orale,
la commercializzazione privata ed occulta che si sottrae ad ogni studio
statistico, l'expertise dell'antiquariato ecc...ecc., si è cimentato in
una costruzione scientifica di una statistica che riguarda l'arte etnica
analizzandone lo studio del valore e lo studio dell'oggetto attraverso
l'uso scientifico di una banca dati derivanti dalle vendite pubbliche
delle principali case d'asta del mondo.
Credo che l'ottimo
progetto di Guido Candela abbia già trovato la meritata soddisfazione
nella sua esecuzione, dato che questo enorme lavoro sarà uno strumento
utilissimo per tutti gli interessati e soprattutto perché risulta essere
il primo in assoluto a disposizione degli studiosi e degli appassionati.
Non è certamente nelle mie competenze entrare nel merito, ma mi è lecito
esprimere una modestissima opinione: Paul Radin, se fosse ancora in
vita, sicuramente oggi avrebbe modo di ricredersi sul concetto che
aveva sulla maniera precisa di raccogliere i propri dati dalla maggior
parte dei bravi ricercatori.
Milano 18 Novembre 2008
Marcello Lattari
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