Un giorno a Milano ospite della Fondazione Passaré
- recensione di Marcello Lattari -
Il richiamo invisibile dell'oggetto del desiderio
comincia la sua fase romanticamente ossessiva al ricevimento
graditissimo dell'invito per partecipare alla presentazione, alla stampa
come anche ai suoi concittadini, della Fondazione Passaré: é imperativo partire
e raggiungere gli spazi dove si svolgeranno sia la conferenza che
l'esposizione delle opere d'arte, per assorbirne la splendida e magica
atmosfera e contemporaneamente diventare una piccolissima
ma indelebile parte del ricordo individuale e della memoria
generale ed oggettiva di questo straordinario avvenimento.
Dopo l'Espace Berggruen di Parigi, la Fortezza del
Priamar di Savona e la Casa Museo Jorn di Albissola Marina, che ho avuto
opportunità di visitare minuziosamente per gentile ospitalità e rara
signorilità di Giuliano Arnaldi, non sarebbero potuti risultare
inferiori o di secondo piano gli spazi a Milano concessi dalla
Fondazione Biblioteca di Via Senato, dove, nella splendida Sala
Campanella, ho avuto modo e occasione di riammirare ed apprezzare ancor
diversamente le varie opere d'arte della Fondazione Passaré, inserite in
un maestoso e solennemente silenzioso involucro di cultura stampata che,
senza soluzione di continuità, è risultato essere un supporto
adeguatissimo per la collazione di due tradizioni culturali diverse ma
nello stesso tempo ambedue fattrici di uguali indici e coefficienti per
essere inserite in modo irreversibile nella universalità dell'Arte.
- Quanto manca alla vetta? -
- Tu sali e non pensarci! - **
Durante la lunga saturazione della propria vita,
Alessandro non ha mai chiesto quanto mancasse alla vetta, come del pari
ogni uomo assetato di cultura non rimpiange i propri sacrifici ma sa
usarli
per migliorare se stesso e gli altri e per contribuire, comunque, alla
conservazione di una porzione della Storia dell'Umanità. In questo caso
il soggetto della proposizione è l'Arte, non importa se "Africana" o
"Moderna", ma "Arte" corroborata da "appunti storici" da tramandare e da
conservare categoricamente. E' attraverso la lettura di tante piccole
storie che viene letta la grande Storia! Soprattutto ai ricercatori come
Alessandro non interessa la Storia dell'Arte, bensì l'Arte nella Storia.
Non ha importanza sapere quanto manca alla vetta: è necessario continuare a
salire, sempre.
A tal proposito e non a caso che ne risulta la
continuità: La Fondazione Alessandro Passaré per la promozione e lo
sviluppo delle Arti Primarie, nata per volontà di suo figlio Massimo,
che ha come principale obiettivo il rafforzare la certezza del
significato comune alle diverse espressioni dell'arte, sublimando così
tutti i vari limitativi recinti e tipi di circoli culturali in cui
anacronisticamente si dibatte un intendimento culturale
assolutisticamente "occidentale". Il progetto è alquanto ambizioso e
molto nobile nello stesso tempo e sono certo che la sua esecuzione sarà
realizzata nel migliore dei modi.
Impegno e professionalità
L'impegno di Massimo è evidente e cristallino e
celebra la volontà di suo padre. Questo è uno splendido ed eloquente
esempio dell'immortalità della Memoria che si nutre di continuo di
rivisitati
attimi ripetitivi del passato e di porzioni spazio-temporali funzionali
ed innovativi per il futuro, dato che il
presente consiste soltanto in un segmento di tempo impercettibile,
scandito per convenzione come confine aleatorio tra il "certo" ed il "futuribile".
Il significativo patrimonio artistico lasciato da Alessandro continuerà
a "significare" ed è proiettato nel Futuro attraverso la Fondazione: si
sarebbe silenziosamente estinto in quel segmento impercettibile di tempo
che è il Presente se fosse stato convertito soltanto in una quota
corrispondente di danaro. Alessandro, come ogni collezionista che si
rispetti, amava l'arte per quello che é e non per ciò che vale in
danaro. Il suo esempio ci insegna che il vero collezionista risulta
essere colui il quale, con sommi sacrifici di diversa natura, riesce a
creare una collezione figlia del suo sentimento e frutto della propria
ricerca e che il Futuro consoliderà e nominerà col nome del suo
creatore. Ma, altresì, chiunque usa collezionare soltanto reperti
altrui, non potrà mai ereditare dal Futuro la soddisfazione immortale di
passare alla storia con l'identificazione della collezione col proprio
nome, bensì soltanto il magro e terreno risultato, post mortem, di
lasciare ai posteri un determinato valore in danaro che il più delle
volte non sarà proporzionato per mancanza assoluta di conoscenza da
parte degli eredi stessi e purtroppo, non essendo pertanto apprezzato, malamente si
volatilizzerà: sic transit gloria mundi.....!
Dunque esprimo tutta la mia stima ed ammirazione per Massimo Passaré il cui impegno, oltre che dalla sua cara famiglia, è sostenuto
in modo eccellente ed altamente professionale dal sovrintendente
Giuliano Arnaldi, uomo dalle mille risorse e fattore insostituibile per
il prosieguo e per l'affermazione ancora più sconfinante della stessa
Fondazione. La sua operatività è seconda soltanto alla sua operosità ed
il suo "savoir y faire" è universalmente ed oggettivamente riconosciuto:
a lui non c'era e non c'é alternativa. La vicinanza con l'amico Pierre Amrouche
è diventata la risultante vincente e reciprocamente soddisfacente che ha
creato, con utile propedeutica, un connubio di idee vulcaniche e
rivoluzionarie anche per l'interpretazione di una moderna maniera di
concepire i musei, per come si evince dalla efficace relazione del
presidente Massimo Passaré. L'Arte Africana in Italia, per una sua
maggiore affermazione e conoscenza, resta debitrice, oltre che verso la
Fondazione Passaré, anche nei confronti di Giuliano Arnaldi, per la sua
opera di penetrazione a livelli internazionali. Grazie anche da parte
mia, Giuliano.
fabbriche di
idee e di emozioni
Tornando all'esposizione delle opere d'arte, della
quale ho effettuato un ampio reportage fotografico, visibile nello
spazio web che ho dedicato a questa manifestazione, non posso non
esprimere il mio compiacimento dopo aver visto l'interesse che ha creato
tra i visitatori. Infatti, dalle fotografie, è evidente in parte anche
lo stato d'animo degli ospiti, intenti a percepire le emozioni e a
soddisfare la propria giusta curiosità quale base di lancio per
cominciare ad acquisire conoscenza. Resta impellente, dunque, edificare
le fabbriche di idee e di emozioni affinché anche chi non ha la
possibilità di raggiungere i musei classici possa soddisfare la propria
voglia di conoscenza con l'acquisizione di idee innovative e con
l'assorbimento di emozioni irripetibili. Ormai siamo al punto di
non-ritorno e l'Avventura Passaré ha varcato con pieno merito e sacro
diritto la soglia
restrittiva dell'isolazionismo culturale delle Arti Primarie e, scompaginando
in modo definitivo i vari
dubbi di maniera preconcetta e sbaragliando i falsi timori riverenziali del tutto privi di
fondamento ed ostativi alla esatta formulazione di qualsivoglia giudizio
appropriato, di conseguenza è pronta ad avanzare orgogliosamente per
prendere incontestato possesso definitivo del posto
e del ruolo a lei
assegnati dalla Storia sia nell'ambito nazionale che in quello
internazionale.
Milano, 16 ottobre 2008
Marcello Lattari
**(F.W.Nietzsche)
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