UNA
MOSTRA FINALIZZATA ALLA RICERCA
- Fabrizio Corsi -
Il titolo della mostra, “Viaggio in fondo alla notte”, fa
riferimento, innanzitutto, al romanzo (1932) di Louis – Ferdinand Celine
che visse alcuni anni della sua esistenza fra il Cameroun ed il Gabon;
descrizione magistrale del contesto fisico ed umano della zona, che
manifesta il travaglio, la paura, lo stato di perenne malattia di un
occidentale che si trovi ad affrontare per un lungo periodo le condizioni
di vita di questa parte dell'Africa, nella quale io stesso ho lavorato
per tre anni.
Poi “la notte” della foresta pluviale, habitat della maggior
parte delle etnie presentate nella mostra, dove il cielo, frequentemente
coperto da uno spesso strato di nubi, e le immense chiome degli alberi,
condannano gli esseri viventi ad un'ombra continua.
Ma è anche “la notte” delle nostre conoscenze sulla cultura di
questi popoli: fino a pochi anni fa, rari erano le opere pervenute in
occidente da questa zona e, quindi, frammentaria la nostra visione
dell'arte prodotta dalle diverse etnie che, va ricordato, si erano
rifugiate in questo contesto fisico tremendo principalmente per sfuggire
alla tratta degli schiavi prima, e alla avanzata della colonizzazione
europea poi. Popoli sostanzialmente integri, che avevano preservato a duro
prezzo la loro identità religiosa e culturale; etnie organizzate in
società segrete, meccanismi di autodifesa verso “l'esterno” innanzitutto,
che vigilavano affinché nulla di quanto accadeva nel loro seno fosse
rivelato: il silenzio era l'obbligo più forte al quale erano tenuti gli
adepti fin dall'adolescenza. In tempi recenti il controllo di queste
società si è ridotto come conseguenza di tre fenomeni concomitanti:
·
l'impoverimento economico dovuto alla diffusione dell'AIDS, che ha
costretto molte persone a vendere tutto ciò di cui disponevano, oggetti
sacri inclusi, per far fronte alla malattia;
·
il contatto sempre più stretto dei giovani con la cultura occidentale, che
ha allentato i vincoli derivanti dagli interdetti religiosi;
·
ma soprattutto l'adesione di un numero crescente di persone all'Islam, che
ha scardinato dall'interno le società segrete e provocato la distruzione o
la vendita in massa degli “idoli”.
Di conseguenza sono pervenute sul mercato quantità imponenti di
opere, raccolte in modo indiscriminato.
Questo fenomeno comporta una serie di effetti che si riflettono
sulla mostra , vale a dire:
·
Autenticità delle sculture esposte.
Il primo obiettivo che mi sono proposto è di offrire al
visitatore della mostra una panoramica, più completa possibile, degli
stili artistici esistenti nella regione: per raggiungere questo scopo in
un paio di casi sono stato costretto a ricorrere a opere (puntualmente
segnalate nelle schede) relativamente recenti. Ma per il resto ho scelto
oggetti che, alla luce della mia esperienza di 36 anni, per materiale ed
usure offrono solide garanzie di autenticità.
·
Attribuzioni e significati delle opere.
In qualche caso la raccolta indiscriminata ha reso difficile
l'attribuzione delle opere alle numerose etnie che vivono nel vasto
territorio analizzato, problema reso più acuto da due fenomeni
concomitanti: da una parte la maggior parte delle persone vive in villaggi
minuscoli e sparpagliati assai poco collegati fra di loro e socialmente
autonomi. Quindi, anche se ogni etnia ha elaborato nel corso del tempo un
suo stile artistico, esistono tante variazioni portate alle forme tipiche.
D'altra parte esiste una tendenza generale ad imitare gli stili delle
popolazioni vicine, come rilevato anche da studi recenti (Falgayrette et.
al., 2006), fino al punto di commissionare ad altre etnie la realizzazione
di sculture, caso assai raro in Africa Nera.
Ancora più difficile conoscere l'utilizzazione ed il significato
delle opere, perché in qualche caso ci si trova di fronte a nuove
tipologie, in altri l'interpretazione degli oggetti raccolti appare in
contrasto con le versioni correnti, che spesso si basano su dichiarazioni
ottenute da adepti delle società segrete, obbligati a mantenere il
silenzio sui rituali più importanti. Personalmente credo che le sculture
autentiche siano la fonte più credibile di informazioni della quale
disponiamo, perché attraverso le simbologie iscritte sulle opere si può
risalire spesso al loro significato ed utilizzazione. Ovviamente questo
lavoro porta ad un'ipotesi parziale che, comunque, va confrontata con
altre opere della stessa tipologia ed alle versioni esistenti per
diventare un dato affidabile.
Nel seguire questo metodo di ricerca sono confortato, dalle
parole di uno studioso che ammiro, Bernard de Grunne che, trovandosi ad
analizzare un'opera sulla quale esistevano due interpretazioni in netto
contrasto fra di loro basate sulle dichiarazioni di notabili Bamileke,
rilasciate in momenti diversi, avanzava una terza ipotesi fondata sulla
sua “lettura” dell'oggetto, concludendo “Il meglio che possiamo fare è
spesso di identificare le problematiche e proporre suggerimenti per la
loro soluzione, con tutte le precauzioni dovute, come primo gradino per
ulteriori ricerche” (De Grunne, 1984, p. 94).
In questa ottica concepisco la mostra come un'occasione per
allargare le nostre conoscenze sulle culture della regione: da parte mia
in alcuni casi proporrò un'interpretazione che si basa sull'osservazione
continua dell'opera (il privilegio del collezionista); la mia ipotesi
potrà essere accolta o respinta dagli studiosi che visiteranno la mostra:
ma il mio scopo è di aprire un fertile dibattito destinato a mettere a
fuoco problematiche che saranno recepite nelle esposizioni che, nelle mie
intenzioni, seguiranno la presente.
Infatti sarei felice di continuare il lavoro intrapreso con
questa mostra con un'altra organizzazione pubblica, integrando con nuove
opere quelle presenti nell'esposizione.
Conto quindi sul contributo di studiosi e antiquari per eliminare
errori o perfezionare le mie ipotesi; ma anche sull'apporto di immagini
pertinenti di opere possedute da altri collezionisti, che permetteranno di
confrontare le opere della mia collezione con tipologie simili.
Rimini, 10 Marzo - 3 Giugno 2007
Fabrizio Corsi
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