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Marcello Lattari

 

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Ornella Pasini: La maschera, simbolo vero dell'Africa e della sua gente - Gavirate (Varese) 17 Luglio 2005

 

 

 

 

Indice editoriale

 

LA MASCHERA, SIMBOLO VERO DELL’AFRICA E DELLA SUA GENTE

 


  Nella tradizione africana, le maschere assolvono una funzione cruciale durante le cerimonie che si celebrano in occasione degli eventi rilevanti nella vita delle società tribali.

  All’interno della medesima cerimonia può partecipare un numero variabile di maschere, simili o diverse per forma e dimensione, ciascuna delle quali ha una propria funzione, con una precisa gerarchia ed un codificato tempo d’intervento. Durante le danze, sono accompagnate da strumenti musicali, cori, ed in alcuni casi anche da narratori.

  Esistono maschere per il controllo sociale, per la guida politica e religiosa, per gl’insegnamenti morali ed i pubblici giudizi, per i riti propiziatori o per occasioni di festa; si esibiscono durante le iniziazioni ed i riti di passaggio, l’insediamento di re o capi, i funerali, la commemorazione degli antenati, ecc.

  Chi indossa la maschera si libera dal suo ruolo terreno e diventa un tramite tra l’uomo e le forze dell’aldilà, tra l’uomo e gli spiriti del mondo che lo circonda; ma la maschera diventa anche simbolo di autorità, sia che appartenga ad un singolo personaggio (re, capo villaggio), o ad una “società delle maschere”, vero e proprio gruppo di potere parallelo alla struttura sociale del villaggio, alla quale si accede per diritto tramandato o percorrendo tutti i gradi di un processo d’iniziazione.

  Ciò che la maschera raffigura non sempre corrisponde a ciò che vuol esprimere, poiché essa è legata ad un simbolismo a volte esplicito, a volte oscuro; i colori, le forme, la mescolanza dei tratti umani con quelli animali, l’aggiunta di materiali diversi (conchiglie, perline di vetro, piume, pelo animale e perfino capelli umani), fanno della maschera uno scrigno misterioso in cui sono custoditi secoli di tradizioni, e spesso la bellezza artistica, le dimensioni o la complessità della costruzione, non corrispondono alla sua importanza rituale. Ma la maschera, a cui siamo abituati a pensare (a copertura del viso o del capo), è solo la parte “nobile” di un costume completo, corredato di vari accessori (come semplici bastoni, scacciamosche, armi, oggetti divinatori, ecc.) indossati per le danze rituali.

  All’interno delle società tribali, la realizzazione delle maschere è affidata ad artigiani che lavorano secondo canoni e regole precise, tramandate oralmente da generazione a generazione. Spesso sono i fabbri a scolpire le maschere, una vera e propria casta ritenuta in possesso di poteri soprannaturali.

  Il materiale quasi universalmente utilizzato è il legno, scolpito e trattato con sostanze vegetali che hanno funzione di abbellimento delle superfici e protezione dagli insetti parassiti. I colori tradizionali sono ottenuti da sostanze vegetali e minerali (solo negli ultimi decenni sono state usate, a volte, vernici sintetiche, anche per “rinnovare” le vecchie maschere). Esistono anche maschere in tessuto, corteccia, foglie, metallo, pelle, ecc.

  La maschera, oltre che copertura del viso (maschera facciale), può essere un copricapo (elmo o cimiero), un casco, o un semplice cappuccio; in ogni caso il volto del danzatore è celato, se non dalla maschera stessa, da fitte frange vegetali o da drappi di tessuto. Alcune maschere (di solito di piccole dimensioni) sono portate al collo, alla cintura, sulle braccia, ecc., oppure vengono semplicemente esposte su pali, graticci, recinti, e così via.

  La maschera ha una vita più o meno lunga, secondo l’uso e la tradizione. A volte è gettata immediatamente al termine della danza, o quando i segni del tempo e dell’usura si manifestano. In altre occasioni, il suo potere aumenta col passare degli anni, e la maschera diviene allora un oggetto di grande valore simbolico, mantenuto con estrema cura e conservato in luoghi segreti, accessibili solo ai membri iniziati delle “società delle maschere”.

  L’uso della maschera non è tipico di tutta l’Africa, ma si è sviluppato in quella vastissima zona sub-sahariana rivolta all’Atlantico, nei paesi lungo una linea diagonale che va, pressappoco, dal Mali al Mozambico.

  In questo immenso territorio fra savane, fitte foreste, montagne e litorali costieri, in territori aridi o ricchi di corsi d’acqua, l’uomo ha creato quella forma  espressiva che racchiude in sé arte e spiritualità: l’anima del grande  “ Popolo Nero”.

Luglio 2005
 

Ornella Pasini

 

 

 

 

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