LA MASCHERA, SIMBOLO VERO DELL’AFRICA E
DELLA SUA GENTE
Nella tradizione africana, le maschere assolvono una funzione cruciale
durante le cerimonie che si celebrano in occasione degli eventi rilevanti
nella vita delle società tribali.
All’interno della medesima cerimonia può partecipare un numero variabile
di maschere, simili o diverse per forma e dimensione, ciascuna delle quali
ha una propria funzione, con una precisa gerarchia ed un codificato tempo
d’intervento. Durante le danze, sono accompagnate da strumenti musicali,
cori, ed in alcuni casi anche da narratori.
Esistono maschere per il controllo sociale, per la guida politica e
religiosa, per gl’insegnamenti morali ed i pubblici giudizi, per i riti
propiziatori o per occasioni di festa; si esibiscono durante le
iniziazioni ed i riti di passaggio, l’insediamento di re o capi, i
funerali, la commemorazione degli antenati, ecc.
Chi indossa la maschera si libera dal suo ruolo terreno e diventa un
tramite tra l’uomo e le forze dell’aldilà, tra l’uomo e gli spiriti del
mondo che lo circonda; ma la maschera diventa anche simbolo di autorità,
sia che appartenga ad un singolo personaggio (re, capo villaggio), o ad
una “società delle maschere”, vero e proprio gruppo di potere parallelo
alla struttura sociale del villaggio, alla quale si accede per diritto
tramandato o percorrendo tutti i gradi di un processo d’iniziazione.
Ciò che la maschera raffigura non sempre corrisponde a ciò che vuol
esprimere, poiché essa è legata ad un simbolismo a volte esplicito, a
volte oscuro; i colori, le forme, la mescolanza dei tratti umani con
quelli animali, l’aggiunta di materiali diversi (conchiglie, perline di
vetro, piume, pelo animale e perfino capelli umani), fanno della maschera
uno scrigno misterioso in cui sono custoditi secoli di tradizioni, e
spesso la bellezza artistica, le dimensioni o la complessità della
costruzione, non corrispondono alla sua importanza rituale. Ma la
maschera, a cui siamo abituati a pensare (a copertura del viso o del
capo), è solo la parte “nobile” di un costume completo, corredato di vari
accessori (come semplici bastoni, scacciamosche, armi, oggetti divinatori,
ecc.) indossati per le danze rituali.
All’interno delle società tribali, la realizzazione delle maschere è
affidata ad artigiani che lavorano secondo canoni e regole precise,
tramandate oralmente da generazione a generazione. Spesso sono i fabbri a
scolpire le maschere, una vera e propria casta ritenuta in possesso di
poteri soprannaturali.
Il materiale quasi universalmente utilizzato è il legno, scolpito e
trattato con sostanze vegetali che hanno funzione di abbellimento delle
superfici e protezione dagli insetti parassiti. I colori tradizionali sono
ottenuti da sostanze vegetali e minerali (solo negli ultimi decenni sono
state usate, a volte, vernici sintetiche, anche per “rinnovare” le vecchie
maschere). Esistono anche maschere in tessuto, corteccia, foglie, metallo,
pelle, ecc.
La maschera, oltre che copertura del viso (maschera facciale), può essere
un copricapo (elmo o cimiero), un casco, o un semplice cappuccio; in ogni
caso il volto del danzatore è celato, se non dalla maschera stessa, da
fitte frange vegetali o da drappi di tessuto. Alcune maschere (di solito
di piccole dimensioni) sono portate al collo, alla cintura, sulle braccia,
ecc., oppure vengono semplicemente esposte su pali, graticci, recinti, e
così via.
La maschera ha una vita più o meno lunga, secondo l’uso e la tradizione. A
volte è gettata immediatamente al termine della danza, o quando i segni
del tempo e dell’usura si manifestano. In altre occasioni, il suo potere
aumenta col passare degli anni, e la maschera diviene allora un oggetto di
grande valore simbolico, mantenuto con estrema cura e conservato in luoghi
segreti, accessibili solo ai membri iniziati delle “società delle
maschere”.
L’uso della maschera non è tipico di tutta l’Africa, ma si è sviluppato in
quella vastissima zona sub-sahariana rivolta all’Atlantico, nei paesi
lungo una linea diagonale che va, pressappoco, dal Mali al Mozambico.
In questo immenso territorio fra savane, fitte foreste, montagne e
litorali costieri, in territori aridi o ricchi di corsi d’acqua, l’uomo ha
creato quella forma espressiva che racchiude in sé arte e
spiritualità: l’anima del grande “ Popolo Nero”.
Luglio 2005
Ornella Pasini
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