prefazione
"CAVALIERI KOTOKO" - "KOTOKO
WARRIORS":
mostra permanente on line
- prefazione di Marcello Lattari -
Una monografia
interessantissima: ecco come realmente può essere definito l'insieme
della presentazione di Pierluigi Peroni e delle splendide immagini dei
“Putchu Guinadji”
che ci trasporta inconsapevolmente in un Tempo saturo di misticismo,
fantastico, misterioso e straordinariamente affascinante che aleggia
invisibile su di un luogo incontaminato come il grande bacino del lago Ciad, al centro del
continente africano, lontano da ogni lato negativo del progresso. In
questi sconfinati territori, nella più sconcertante solitudine e molto
lontani dalla cosi detta "civiltà occidentale", l'uomo sente la propria
divinità molto vicina, riflessa nel proprio alter ego e trascende la
differenza tra il senno e la follia, non confondendo, in effetti, la
logica con la normalità e la follia con la genialità.
Durante la sua evoluzione, l'uomo si è procacciato il cibo attraverso
l'aiuto di strumenti, preventivamente costruiti per l'uso, che hanno
agevolmente favorito una migliore riuscita di ogni suo lavoro fisico o
azione materiale evidente e tangibile. Attraverso l'intelligenza e la
logica sono stati stabiliti gli orizzonti ed i confini della vita reale
ed è stata accertata e sperimentata l'esistenza, altresì, di fenomeni
invisibili ed immateriali che hanno da sempre ossessionato le menti dei
ricercatori. Tra i fenomeni inspiegabili c'è stato sempre tutto ciò che
ha interessato l'uso del cervello e le sue degenerazioni, a volte
soltanto apparenti, a volte sicuramente effettive e difficilmente
individuabili a causa del conclamato sottilissimo confine tra follia e
genialità. Il genio è universalmente definito e dichiarato tale soltanto quando viene
assolutamente esclusa "a posteriori" ed incontestabilmente la sua
follia.
Quali strumenti utilizzare per non essere preda della follia? Quali armi
usare per restare nella normalità dell'uomo comune? Quali poteri
esercitare per sollevarsi dalla confusione tra pazzia e genialità?
Strumenti, utensili e poteri di svariata natura: nulla di tutto ciò.
Bisognava munirsi di qualcosa di simbolico che non fosse il tradizionale
strumento o utensile bensì un oggetto magnetico, capace di influenzare
il metafisico e l'irrazionale, da portare sempre addosso come difesa
contro le negatività ordaliche, ultra cerebrali ed imponderabili: un
semplice e cultuale amuleto che in fieri potesse soprattutto
diventare un potentissimo talismano. Così, in un tempo indefinito, diventando il simulacro
dell'aiuto della divinità, hanno avuto origine i "Kotoko Warriors".
La
straordinaria collezione, oggetto della nostra attenzione, merita uno
sguardo approfondito ed accurato e gli oggetti che la compongono la
impreziosiscono oltremodo essendo di una qualità artistica, a dir poco,
eccelsa. Nonostante le contenute dimensioni, a livello della perfezione
particolareggiata delle miniature, i cavalieri evidenziano quanto di
meglio è stato prodotto nell'arte di questo continente. Senza indugiare
nell'analisi del singolo amuleto, voglio esprimere la mia sincera
ammirazione per la qualità storica, antropologica ed artistica di
codeste bellissime sculture che ancora oggi sono oggetto di "culto" da
parte dei loro possessori, senza altra finalità o futile scopo se non
quello naturale ed umanamente comprensibile di essere ben protetti dalle
malefiche insidie della cattiva sorte.
Rimando, dunque, il tutto alla efficace presentazione del collezionista
Pierluigi Peroni il quale, molto didatticamente ed appassionatamente,
spiega il "mistero" dei "Cavalieri Kotoko" in modo assolutamente
gradevole e scorrevole. Un plauso anche al fotografo, Francesco Pachì,
che ha messo in risalto, con la sua bravura, la già evidente valenza
artistica di tutti gli oggetti pubblicati. Semplicemente: Ars Gratia
Artis.
Novembre 2010
Marcello Lattari
|