Biografia dell'autore
Giotto Dainelli
(Firenze 19.5 1878 – Firenze 16.11.1968)
Giotto Dainelli, figlio del generale Luigi e di Virginia Mari, nacque a
Firenze il 19 maggio 1878. Vantava ascendenze illustri: il padre era
imparentato con i carbonari e patrioti bolognesi Zambeccari e Ranuzzi;
la madre era figlia dell’avvocato Adriano Mari (1813-1887), politico
della destra che rivestì importanti cariche istituzionali. Trascorse la
sua infanzia lontano da Firenze, a seguito dei cambiamenti delle sedi di
servizio del padre, ed ebbe modo di conoscere l’Europa data l’abitudine
della famiglia di approfittare delle vacanze estive per compiere viaggi
all’estero.
Nel 1900 si laureò in Scienze naturali all’Istituto di studi superiori
di Firenze, dove fu allievo del geologo e paleontologo padovano Carlo De
Stefani (1851-1924), all’epoca il più illustre docente della materia (fu
direttore dell’Istituto di Geologia di Firenze e accademico dei Lincei);
in seguito si perfezionò all’Università di Vienna.
Dainelli mostrò subito il suo valore di studioso con le pubblicazioni
geologiche e paleontologiche apparse nel 1901, le prime di una serie
numerosa, estesa fino al 1967, che costituisce ancora oggi un ricco
patrimonio informativo, fecondo di validi insegnamenti. Nel 1903
conseguì a Firenze la libera docenza in Geologia e Geografia fisica e
dal 1914 al 1921 tenne la cattedra di Geografia nella Facoltà di Lettere
dell’Università di Pisa; successivamente titolare della cattedra di
geologia a Napoli fino al 1924, anno in cui, morto De Stefani, tornò a
Firenze per subentrare nella cattedra di Geologia del suo maestro,
tenuta poi ininterrottamente fino al 1944 e ripresa, nel secondo
dopoguerra, fino al 1953.
Dainelli non fu solo uno studioso da tavolino, ma anche autore di
numerosi viaggi di studio e missioni esplorative, qualificandosi come un
grande viaggiatore dotato di abilità alpinistiche. Già nel 1905-1906
compì un viaggio esplorativo in Eritrea, in compagnia del geografo
Olinto Marinelli, suo amico e compagno di studi. Ne riportò una ricca
messe di dati e di materiali, utilizzati per il resoconto, pubblicato a
Firenze nel 1912 con il titolo Risultati scientifici di un viaggio nella
Colonia Eritrea. Tornò nel Corno d’Africa nel 1936-1937 con una missione
esplorativa al lago Tana, da lui organizzata e diretta su incarico
dell’Accademia d’Italia, della quale era membro. Da quel viaggio derivò
il volume La regione del lago Tana, pubblicato a Milano nel 1939.
Importante la partecipazione del geologo fiorentino alla spedizione
scientifica al Karakorum, effettuata nel 1913-1914 sotto la guida di
Filippo De Filippi, e che si impose come la più rilevante e fruttuosa
compiuta in quell’area. Lo scopo principale di questa spedizione
asiatica era quello di completare le triangolazioni compiute dagli
inglesi e dai russi nei rispettivi possedimenti in India e nel
Turkestan, connettendole anche geofisicamente per mezzo di una catena di
stazioni gravimetriche e magnetiche, estesa da Dehra Dun, in India, fino
a Tashkent, in Uzbekistan (allora Turkestan russo), attraverso Kashmir,
Himalaya occidentale, Karakorum, Baltistan e Ladakh, bacino del Tarim (Xinjiang,
Turkestan cinese). L’attraversamento di zone impervie, con grandi
ghiacciai, spesso ancora non raggiunte e non precisamente cartografate,
favoriva anche una rilevante impresa esplorativa specialmente nei grandi
ghiacciai siti all’estremità orientale del Karakorum.
Per questa ragione, oltre alla nutrita schiera di specialisti dediti
alle osservazioni e ricerche geofisiche, meteorologiche, aerologiche e
sulla radiazione solare, partecipò Dainelli, come geografo naturalista.
Egli ebbe ampia libertà di movimento e di azione, separandosi spesso dal
grosso della spedizione, lenta per il numero dei componenti e per
l’ingombrante carico delle strumentazione ed anche costretta a lunghe
soste per compiere i necessari rilievi; da solo, o con una piccola e
agile carovana poté compiere una estesa ricognizione di tutta l’area fra
Himalaya e Karakorum, che costituisce il bacino superiore dell’Indo e
dei suoi affluenti.
La ricchissima raccolta di dati e materiali della spedizione sopra
ricordata trovò degna e appropriata utilizzazione nelle Relazioni
Scientifiche della Spedizione Italiana De Filippi nell’Himàlaia,
Caracorùm e Turchestàn Cinese (1913-1914), pubblicate in 18 volumi fra
il 1922 e il 1934 dall’editore Zanichelli di Bologna, e divisa di due
serie. La seconda, Resultati geologici e geografici pubblicati sotto la
direzione di Giotto Dainelli (12 volumi in 14 tomi, 1922-1934), impegnò
vari eminenti studiosi, geologi paleontologi, botanici, zoologi e
antropologi, non partecipanti alla spedizione. Lo stesso Dainelli fu
direttamente autore dei volumi: 1. La esplorazione della regione fra l’Himàlaja
occidentale e il Caracorùm (1934); 2. La serie dei terreni (2 tomi, 1933
e 1934; 3. Studi sul glaciale (2 tomi, 1922); 4. Le condizioni fisiche
attuali (1928; insieme a Olinto Marinelli); 8. Le condizioni delle genti
(1924); 9. I tipi umani (1925; insieme a Renato Biasutti); 12. Indici
analitici (1934).
Dainelli pubblicò anche il diario della sua esplorazione e per
completare le osservazioni compiute nel 1913-1914, tornò un nella stessa
area con una spedizione da lui diretta, organizzata di concerto con
l’Istituto Geografico Militare, alla quale parteciparono il tenente
Enrico Cecioni (fotografo) e il capitano Alessandro Latini (topografo).
Questa missione, che raggiunse zone ancora inesplorate, fu descritta da
Dainelli in Il mio viaggio nel Tibet Occidentale (Mondadori, Milano,
1932, pp. XVI + 405), ed è ben descritta anche nelle sue pieghe nascoste
in un articolo di Bausi e Caciolli, pubblicato nel maggio 1998 su
“L’Universo”, rivista dell’Istituto Geografico Militare. Le ricerche
effettuate in quest’ultima spedizione arricchirono gli ultimi volumi dei
sopraricordati Resultati. Merita di essere segnalato il primo volume
della serie (ma uscito nel 1934), che rappresenta ancora oggi la più
completa rassegna delle esplorazioni nella regione fra l’Himalaya
occidentale e il Karakorum (ottima integrazione di Southern Tibet di
Sven Hedin, spec. vol. VII, 1922), aggiornata fino al 1930 e
comprendente perciò l’ultimo viaggio di Dainelli e i primi di Giuseppe
Tucci; la ricchissima bibliografia rimane un indispensabile strumento
per ogni studioso del settore.
Nel 1944 Dainelli, dopo essere stato Podestà fascista di Firenze, seguì
Mussolini a Salò (Repubblica Sociale Italiana), come direttore
dell’Accademia d’Italia. Lasciato, il 1° novembre 1953, l’insegnamento
universitario di Geologia a Firenze, a seguito del compimento dei 75
anni, si trasferì a Roma. Morì il 16 novembre 1968 a Firenze, dove era
da poco rientrato. A suo nome risultano una trentina di specie fossili e
quattro viventi e gli fu intitolata una cima dei monti Kazbek nel
Caucaso georgiano.
Dotato di forte personalità, oratore efficace e brillante scrittore,
Dainelli si impose fra le personalità di spicco della cultura italiana
fra le due guerre. Socio dal 1919 dell’Accademia dei Lincei, e in
seguito dell’Accademia d’Italia, della quale fu presidente alla morte di
Giovanni Gentile negli anni della Repubblica di Salò; socio della
Pontificia Accademia delle Scienze e socio corrispondente o onorario di
tutte le più importanti Società Geografiche nazionali, gli fu assegnata
nel 1954, dalla Società Geografica Italiana, la medaglia d’oro per i
grandi esploratori.
Fu autore di circa seicento opere (fra libri e articoli) di argomento
geografico e geologico, sia specialistiche che divulgative. Spaziò in
ogni campo della geografia e della geologia: dalla paleontologia alla
glaciologia, alla morfologia, alla geografia antropica, alla storia
delle esplorazioni. Oltre alle ricerche connesse alle sue esplorazioni
asiatiche e africane (Geologia dell’Africa Orientale, 1943; Gli
esploratori italiani in Africa, 1960), si occupò ampiamente dell’Italia,
sia in generale che di sue particolari zone: Atlante fisico-economico
d’Italia, 1940 (coordinatore e in gran parte autore); Le Alpi, 1963;
L’Eocene friulano, 1915; La struttura delle Prealpi friulane, 1921.
Specificamente sulla sua regione si ricordano: Le zone altimetriche del
Monte Amiata, 1910; La distribuzione della popolazione in Toscana, 1917.
Collaborò all’Enciclopedia Italiana; fondò e diresse le “Memorie
geografiche” e le “Memorie geologiche e geografiche”.
[Scheda redatta da E. G. Bargiacchi, nel giugno 2009, per il sito web:
http://www.ippolito-desideri.net ]
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